2021



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Le fotografie

– Due pagine del registro contenente l’elenco degli atti presenti in convento tra Quattro e Cinquecento.

– Particolare della Resurrezione di Cristo del Bronzino, 1552, cappella della Resurrezione della SS. Annunziata di Firenze.

– Particolare della nota d’archivio sul testamento di Lorenzo Guadagni.

– L’iscrizione del 1741 sotto l’altare della cappella.


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I GUADAGNI A SANTA MARIA DEI SERVI (secolo XIV)


Un registro della SS. Annunziata conservato nell’Archivio di Stato di Firenze riporta un nutrito elenco di atti notarili presenti in convento tra Quattro e Cinquecento. Di tale lista numerata quattro voci danno delle informazioni sulla famiglia fiorentina dei Guadagni nel secolo XIV. In ordine cronologico sono:

N. 162. 1320. “Una carta come Francesco Guadagni riconosce tenere certi beni pe’ frati de’ Servi rogato ser Giovanni di Buonaventura”. Di questo atto non si trova riscontro, almeno per ora, in altri documenti.

N. 34. 1327. “Testamento primo di Gherardo Guadagni in nel quale fa più e molti lasci a’ frati de’ Servi utili”.

Questa pergamena invece esiste in originale nel Diplomatico dell’Archivio di Stato in data 20 luglio 1327. Era conosciuta anche dal Tonini che nella Guida (documento LXX) ne riporta il sunto in volgare. Altre trascrizioni non ne ho trovate e pertanto segnalo qui qualche notizia in più che si ricava dall’originale.
Ad esempio, vi si dice che Gherardo del fu Migliore di Guadagno dei Guadagni del popolo di San Michele Visdomini elesse la sua sepoltura nella chiesa dei Servi e lasciò:
– 100 lire di fiorini piccoli ai Poveri di Cristo e Luoghi Pii (enti di beneficenza).
– Ogni sua arma di offesa e di difesa e la camera sua col letto e altre cose qui esistenti sempre ai Poveri di Cristo e Luoghi Pii (da vendere e da distribuirne il ricavato).
– Lire 50 annuali per stipendiare un cappellano che celebrasse tutti i giorni i divini uffici alla cappella di San Martino, fondata da Migliore suo padre, e per il suo vitto e vestito. Gherardo impose anche l’obbligo del suo “fornimento” con un calice, un messale, un paio di paramenti e altro necessario.
Tale cappella oggi non è più in essere nel Santuario. Pare che si trovasse dove è quella di San Giuseppe, accanto al tempietto della Madonna. Il p. Taucci però ne ricorda diversa ubicazione e cita nel 1322 la morte di Gemma vedova di Migliore e madre di Gherardo.
– Il quale, proseguendo nel far scrivere le ultime volontà, lasciò:
– Lire 50 per l’infermeria dei frati.
– Lire 20 ciascuno ai consorti della sua casa.
– Fiorini 10 ciascuno a fra Simone e a fra Guglielmino per il loro vestimento.
– Fiorini 5 per il priore per farsi una cappa.
– Istituì infine suo erede universale Migliore del fu Vieri di Matteo di Migliore di Guadagno, che era un suo nipotino. Impose la condizione che nel caso della sua morte prima della maggiore età o della mancanza di discendenti, i beni venissero usati per fondare un convento di monache Serve di Maria, sotto la correzione e il governo dei frati dell’Ordine.
– Nominò anche fidecommissari del testamento Falcone giudice da Licignano, ser Bonaccorso di Geri da Ginestreto, il priore pro tempore di Santa Maria dei Servi, fra Simone e fra Guglielmino.
La carta fu redatta nel convento presenti fra Paolo di Guccio di Filippo, fra Giovanni di Oltrarno, fra Francesco di Oltrarno, fra Grimaldo di Mugello, fra Andrea Pilestri, fra Andrea di Santo Apostolo e fra Guglielmo di Firenze. Rogò il notaio Ciallo di ser Dino da Petrognano.

La terza nota del sopra citato elenco dice:

N. 26. 1329. “Instrumento secondo di testamento o vero codicilli fatto per Gherardo di Migliore Gherardini (sic!, errore del copista), in nel quale più chose lascia a’ frati de’ Servi”.

Nel Diplomatico dell’Archivio di Stato è alla data del 9 ottobre 1329.
Ricorda le modifiche fatte al testamento del 1327. Sopraggiunte delle novità, Gherardo infatti conferma molti dei lasciti precedenti e ne revoca altri. In particolare, essendosi sposato con donna Sandra, dichiara ora eredi universali i figli maschi o femmine che sarebbero nati da lui e dalla moglie e non più il nipote Migliore.
Inoltre dispone di far fare nella cappella di San Martino “quedam nova sepoltura coperta lapidis marmoreis in quibus lapidis designata sit figura dicti Gherardi” e con la scritta del suo nome, patroninico e famiglia.
Rogò l’atto il medesimo notaio del 1327 questa volta nell’abitazione di Gherardo, presenti fra Guglielmo della Lastra, fra Agostino di Mugello dei Servi di Maria, Piero di Giovanni del popolo di San Michele Visdomini, Ciano di Duvello del popolo di Santo Stefano, Nerio di Manetto de’ Medici, Albizo di Lapo de’ Medici e Puccino di Giuntarello del popolo di San Tommaso.

La quarta e ultima nota dell’elenco riporta:

N. 48. 1374. “Testamento di Lorenzo Guadagni in carta banbagina in nel quale lascia monna Chaterina sua donna legataria di più chose e dipoi la lasciò tutrice de’ suoi figlioli et heredi e lasciò Paulo et Cristofano suoi figliuoli heredi a ciaschuno per la metà; di poi detto Paulo si fe’ frate de’ Servi e pervennono tutti li suoi beni a detto convento come appare per dette scripture”.

Di Paolo, almeno per ora, non ho trovato altro. Forse nel ricevere l’abito dell’Ordine mutò nome, come era uso di quei tempi.

Ciò che invece oggi alla SS. Annunziata fa memoria della famiglia è una cappella della tribuna detta un tempo di San Sigismondo e poi della Resurrezione.
Nel 1542 i Padri la riottennero dai patroni Del Tovaglia assieme alle altre della tribuna e quindi la concessero a Oliviero di Piero Guadagni. Così testimoniava l’iscrizione sulla sepoltura che i figli fecero davanti all’altare nel 1552.
I Guadagni vi collocarono la bella tavola di Agnolo Bronzino tutt’ora presente. Nel Seicento però trascurarono le altre parti, impegnandosi soprattutto a portare avanti delle pretese sulla cappella del Crocifisso dei Villani (transetto sinistro entrando), e subendo nel 1688 un netto rifiuto.
Ne ripresero l’adornamento verso il 1740 e la fecero ripulire e restaurare, ponendovi marmi pregevoli e l’iscrizione che si legge sotto l’altare.

Le due nicchie laterali invece rimasero vuote. Nel 1857 furono ornate con la statua di San Francesco di Paola del Piamontini e con quella di San Rocco di Veit Stoss levata dalla cappella dell’Organo affidata alla famiglia Palli.

Paola Ircani Menichini, 12 giugno 2021.
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